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ESSENZA E SENSUALITÀ: SAINT LAURENT BY VACCARELLO PRIMAVERA-ESTATE 2020
«The essence of the cut.» Stefano Pilati introduce così una delle sue collezioni per l’allora Yves Saint Laurent. Maison per cui ha svolto il ruolo di direttore creativo fino al 2012. Spiega l’essenza del taglio ad Anna Wintour, nel documentario del 2009 The September Issue a lei dedicato e firmato da R.J. Cutler. Ed è proprio la sartorialità a definire la storia della maison parigina, fondata nel 1961 da Yves Saint Laurent e il suo compagno Pierre Bergé. Infatti, ogni designer che ha preso poi in mano le redini ha rispettato questo valore in ogni collezione. Anche la Saint Laurent by Vaccarello primavera-estate 2020.

Un look della sfilata
Un pantalone, uno stiletto o uno stivale. Una camicia, magari semi-trasparente e un blazer. Semplice? Pas du tout. Chi ha la fortuna di poter indossare una giacca Saint Laurent vintage e un modello recente, sa bene che, a livello di costruzione del capo, non vi è alcuna differenza. Certo, per Slimane l’estetica era skinny, per Vaccarello cubista; per il texano Tom Ford era molto personale, sexy e glamour, mentre per Pilati ero eleganza allo stato puro. Nonostante le differenze di visione, il famoso taglio è rimasto tale.
LA SFILATA: TRA KATE MOSS E LA CONTEMPORANEITÀ
Ogni uscita, ad eccezione, forse, degli abiti lunghi da sera, porta alla mente un’unica donna: Kate Moss. Precisamente alla modella, da tempi immemori testimonial della casa di moda parigina, al festival di Glastonbury di qualche anno fa. Il look? Stivali anti-pioggia di Hunter, gilet sartoriale, borsetta a tracolla, short pants by McQueen e cintura con borchie. In passerella il look viene interpretato da Kaia Gerber. Oppure, venendo ai giorni nostri anzi, a qualche ora fa, a La Moss, seduta in prima fila allo show – vicina all’amica top Amber Valletta – vestita con pantaloni in pelle, top, tacchi e blazer. Rigorosamente in nero.

Kaia Gerber allo show e Kate Moss a Glastonbury festival. Photo via Instagram
Ricami, nuance, anche qui scolli a cuore (guardate le collezioni di Milano e scoprirete che sono stati fatti praticamente da chiunque) ma di altra fattura: unici, diversi l’uno dall’altro. E poi stivali al ginocchio, i pantaloni alla turca che sono la maison sa fare, evitando di far sembrare le modelle che li indossano dei sacchi di patate. Vaccarello può permettersi di fare quello che vuole, di non usare troppo colore, di fregarsene se è estate e bisogna avere frizzi e lazzi, rosa e giallo, per essere al passo con la contemporaneità. Perché questi tempi non sono iridescenti. Sono cupi, decadenti e al tempo sensuali e inebrianti. Di recente ha inaugurato il concept store del brand sulla rive droite della Senna. Sarà, ma questa collezione ha tutto il sapore di essere in puro stile Saint Laurent rive gauche. Saint Laurent by Vaccarello primavera-estate 2020.

Look della sfilata
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