Il trend dei NFTs è sempre più diffuso e in grande espansione. Facciamo luce per capire di che cosa si tratta e come questo fenomeno può e potrà influenzare il mondo della moda.
Il digitale nel panorama fashion.
Non è la prima volta che parliamo di come il virtuale e il digital si stiano insediando sempre più nel panorama fashion. Sicuramente il periodo di chiusura totale di punti vendita fisici hanno contribuito ad un’impennata consistente della digitalizzazione di moltissimi brand. Nel mercato del lusso, prima di questo 2020, la parte digital aveva un peso del circa 10%, oggi la percentuale tocca il 30%.
Abbiamo assistito alla nascita di tantissimi nuovi e-commerce, applicazioni per smartphone, canali social di ogni genere. Sorgono nuove esigenze nel consumatore, comparire sul web non basta, la persona non si accontenta più di comprare un oggetto, ma vuole vere e proprie esperienze. Il digitale accorcia le distanze che al momento sembrano essere immense.
Questo ha comportato l’implementazione di nuove tecnologie davvero innovative. Abbiamo parlato spesso di realtà aumentata, della contaminazione del gaming nel fashion, la creazione di avatar per esistere in un’altra realtà. Da qui prendono vita nuovi bisogni: autoaffermarsi anche in mondi non fisici, essere qualcuno, distinguersi. Propio su questo si basa il fenomeno degli NFTs.
Ma cosa sono gli NFTs?
I “token non tangibili” esistono già da qualche anno, ma ultimamente il fenomeno è sulla bocca di tutti, sopratutto per alcune vendite di quest’ultimi a cifre davvero stratosferiche. Se non si è particolarmente ferrati su queste tematiche, capire e spiegare alcuni concetti, così tecnici e specifici non è un gioco da ragazzi. Banalmente potremmo definire un NFT come un pezzo unico da collezione ma in versione virtuale.
Più tecnicamente, si tratta di informazioni digitali contenute in sicurezza all’interno di una blockchain: token crittografati associati a media di ogni genere. Questi contenuti digitali possono essere informazioni digitali, tracce musicali, video, opere d’arte, fotografie e testi. Brevemente: opere digitali, vendute in un mercato digitale con una valuta digitale. La veridicità e la loro certificazione sono date dall’appartenenza a questa “catena virtuale“. La blockchain infatti è la tecnologia che si pone alla base delle criptovalute che, sfruttando le caratteristiche di una rete informatica di nodi, consente di gestire e aggiornare un registro contenente dati e informazioni (in questo caso la circolazione di NFTs) in maniera sicura e aperta senza la necessità di un controllo da parte di un organo superiore.
Qual è il tratto specifico di un NFT?
Ciò che rende unico un NFT è la non tangibilità. Ogni opera, corrisponde ad un token con una propria individualità economica e sociale insostituibile. Cosa c’è di meglio di un qualcosa di davvero UNICO e INSOSTITUIBILE per soddisfare il bisogno di distinzione e predominio?
Piattaforme curatoriali e piattaforme open.
I token sono reperibili e acquistabili attraverso piattaforme ad esse dedicati. Ne esistono due tipologie, piattaforme curatoriali: dove i creator possono vendere la propria crypto art solo su consenso di un team di superiori. Piattaforme open: come dice la parola stessa, qualunque artista può vendere i propri NFTs. Per chi volesse regalarsi un’opera digitale, o perché no mettersi alla prova come creator, suggeriamo piattaforme come Nifty Gateway, SuperRare e OpenSea, ma navigando sul web se ne trovano moltissime altre.
Le tipologie di vendita.
L’altra distinzione avviene tra le tipologie di vendita e di acquisto dei token. Vi sono aste di singole opere, drop di intere collezioni e anche edizioni limitate disponibili solo per un certo periodo di tempo. Per rimanere vicini all’essenza di Wait!, possiamo paragonarli ad un drop di una sneaker in edizione limitata, che va soldout dopo soli due minuti. E proprio come nel reselling di sneakers, dove nella rivendita il prezzo aumenta esponenzialmente, la rivendita di NFTs, funziona allo stesso modo.
La crypto Art e i suoi vantaggi.
Se da un lato non poter assaporare un’opera d’arte da vicino con tutti e cinque i sensi, può essere considerato una grave mancanza, d’altro canto la crypto Art presenta diversi vantaggi. Per prima cosa tutti possono creare e tutti possono vendere. Un’altro pro può essere quello dell’uso di nuove tecnologie per la produzione di questi contenuti digitali. Oggi la tecnologia, in continua evoluzione, ci rigala infinte possibilità di creazione. Questa “accessibilità” veloce al mondo dell’arte, spaventa gli artisti tradizionali e la domanda che in molti si pongono è quella di come stabilire la qualità di un’opera digital. Sotto questo aspetto si sta creando un vero e proprio nuovo linguaggio artistico e grafico. Quindi per avere successo con contenuti digitali è di vitale importanza avere un linguaggio unico e riconoscibile. Come un Caravaggio caratterizzava le sue opere per l’uso della luce, allo stesso modo un artista digital deve contraddistinguere le proprie creazioni.
Come il mercato NFT potrà influenzare il mondo della moda?
Arriviamo al lato degli NFTs che più ci riguarda da vicino. L’influenza di questa tendenza nell’ambito moda. Come già detto il fashion è contaminato sempre più da digital e virtuale in ogni suo aspetto. Per ora il fenomeno è associato per lo più al mondo dell’arte e alla creazione di contenuti grafici, come quelle che potremmo definire delle “Tele digitali“. Mentre tra le vendite più discusse e a prezzi stratosferici possiamo citare per esempio il primo tweet pubblicato dal fondatore di Twitter a 2,9 milioni di dollari e l’artista Beeple, firmatario di una capsule con Louis Vuitton, ha venduto all’asta un collage di 5.000 “quadri” per 69.3 milioni di dollari.
Il fashion non poteva non seguire questo fenomeno in grande espansione. Lo studio di design RTFKT, è stato uno dei precursori dell’uso delle piattaforme per vendere moda. Lo studio collaborando con un giovanissimo designer digitale, ha realizzato un paio di sneaker virtuali, vendute a prezzi che variano tra i 3 i 10mila dollari per paio, arrivando ad un totale di 3,1 milioni. Anche se di fatto i compratori hanno poi ricevuto anche la sneaker in “carne ed ossa”. Possiamo definirlo un esperimento.
Perché comprare qualcosa che è solo virtuale?
Comprare qualcosa che non si può toccare con mano può destare perplessità e sicuramente è un fenomeno non compreso da tutti. Ma i veri esperti di moda hanno la risposta a questa diffusa domanda. Sopratutto nel mercato del lusso, gli acquisti non avvengo semplicemente per possedere un certo articolo, capo, borsa o scarpa, ma bensì si tratta di una scelta di appartenenza, condivisione e allo stesso modo di distinzione. Possedere un certo oggetto di un determinato brand, ripetiamo: sopratutto nel luxury, significa prendere parte di una comunità, condividere pensieri, stili di vita. Una comunità elitaria, ma molto spesso anche un semplice gruppo che condivide ideali e valori, alla quale possono accedere tutti. Possiamo decidere di comprare una borsa matelassé Chanel, per l’esclusività che dona portarla, o comprare abiti a basso impatto ambientale, a prezzi decisamente inferiori, per approcciare ad una moda più sostenibile. Non stiamo solo acquistando, stiamo scegliendo chi vogliamo essere o per lo meno come vogliamo apparire… ma su questo concetto andrebbe aperto un altro lunghissimo capitolo.
Ciò che è importante è che questo meccanismo di scelta di appartenenza potrebbe essere la molla che fa scattare la decisione di acquisto di un qualcosa di virtuale. Un esempio di cui abbiamo già trattato potrebbe essere l’acquisto della sneaker virtuale di Gucci a 12,00 $. Si tratta di un prezzo sicuramente modesto, che può essere letto come: “Non ti puoi comprare le scarpe? Continua allora a sognarle ma nel frattempo giocaci pure a soli 12 $.” Non puoi appartenere al gruppo che indossa sneakers firmate Gucci? Entra nella cerchia virtualmente! Un pezzo venduto tramite un’Applicazione creata da Gucci, che si avvicina molto al meccanismo dei token non tangibili.
Lo “shopping virtuale” è ecosostenibile?
Il primo pensiero che potremmo fare pensando alla sostenibilità degli acquisti virtuali potrebbe essere quello di collegare l’assenza di una qualcosa di fisico come un risparmio in materia prima, lavorazione, mano d’opera, impiego di tempo, materiali chimici e emissione di gas dannosi all’ambiente. Ma è davvero così? La pandemia, in molti casi, ha dato vita ad una maggior coscienza e consapevolezza nel consumatore, che non si accontenta più di acquistare un oggetto ma vuole assicurarsi che quest’ultimo non rechi danni eccessivi all’ambiente e a tutto ciò che va a toccare il processo produttivo.
Alcuni brand hanno adottato la tecnica della produzione di un articolo solo dopo che quest’ultimo venga acquistato, evitando stock e rimanenze. Sopratutto nel marketing B to B, nel mondo del luxury sono stati inventati dei veri e propri showroom in realtà aumentata dove i buyer possono apprezzare i prodotti solo virtualmente. Quest’ultimi sono realizzatti con tecniche 3D davvero avanzate, rendendo perfettamente l’idea di come sarà l’articolo una volta prodotto, creando persino gli effetti di luce che possono crearsi su una décolleté di pelle, o il sberluccichio di un anello con diamanti. In questi casi possiamo sì parlare di ecosostenibilità.
Ciò che non è scontato è che, gli NFTs, facendo parte della famosa blockchain non possono considerarsi sostenibili, tutt’altro. Il sistema di blockchain è noto per utilizzare una quantità di energia immensa per il suo corretto funzionamento. Immaginiamo innumerevoli mega computer che lavorano costantemente producendo migliaia e migliaia di formule matematiche al secondo. Tecnicamente necessita una potenza di 60,45 terawattora all’anno. Paragonabile ad una fabbrica operante 24 ore su 24 che produce 36 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Non abbiamo reso l’idea? Gli stessi valori sono raggiunti dalla nazione intera dell’Argentina. Possiamo dire che purtroppo, e speriamo solo per ora, il mercato degli NFTs non sia poi così sostenibile.
Generazione Z
La vendita di capi in NFT potrebbe essere anche la risposta ai nuovi bisogni della Generazione Z. Giovani, nati in un’era completamente digitalizzata che interagiscono con la tecnologia abitualmente. Non solo molto più esperti nel muoversi agilmente nel web, nel digital e nei social, ma con necessità, gusti e preferenze diverse rispetto alle generazioni precedenti. Un mercato quindi destinato ai più giovani, pertanto i brand che vogliono affacciarsi su questo tipo di vendita devono tener conto delle personas a cui rivolgersi. Forse anche per questo che ad oggi vediamo perlopiù, sempre ovviamente in chiave luxury, sneakers o capi streetwear.
Nuove tecnologie, nuovi bisogni, necessità di accorciare le distanze, necessità di autoaffermarsi e di appartenenza, nuove generazioni: così la moda entra a far parte del fenomeno NTFs. Un fenomeno sicuramente in grande espansione, ma è destinato a durare? O solo un trend del momento? E sopratutto, il fashion sarà uno dei protagonisti di queste nuove tecnologie? Nonostante sia ben chiaro che il mercato digitale occuperà grand parte del mondo della moda, ci piace pensare che dopo questo periodo, fatto di distaccamento sociale, si abbia voglia di tornare a toccare con mano e a gustare ogni singolo momento. Con tutti e cinque i sensi.
Ci piace pensare che la moda possa mantenere, con i denti stretti, il suo lato estremamente romantico e quello più sognatore. Un lato fatto di sfilate con moltissimo pubblico, un mondo fatto di eventi e di incontri. Il lato più fisico con la possibilità di toccare, accarezzare, sentire con le proprie mani la magia che un tessuto può regalare. La tecnologia può sicuramente migliore la vita, può accorciare distanze grandissime, può essere di grande aiuto, ma pensiamo anche che alcune emozioni, che la moda regala, siano insostituibili!
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