In occasione di questo Pitti 97 c’è stato anche quello che è stato definito un grande ritorno: Sergio Tacchini con la sua sfilata al Tepidarium del Roster, che porta alla ribalta il nuovo corso del marchio.
Brand ora di proprietà cinese, è stato uno dei primi a rivoluzionare il concetto di sportswear: a lui si devono l’importanza di un testimonial anche nel campo sportivo, così come l’utilizzo (all’epoca audace) di colori sui campi da tennis e la gestione delle licenze con l’utilizzo di determinati loghi ben in vista sulle divise.
Con la sfilata in questa location fiorentina molto suggestiva, di ispirazione Art Nouveau, si celebrano i 50 anni del brand e il recente restyling curato da Dao-Yi Chow.
Il ceo Sergio Tacchini è sempre stato in grado di equilibrare l’intraprendenza al buon gusto, senza mai eccedere, in modo da ampliare nel corso degli anni una proposta di abbigliamento classica e senza tempo, capace di rispettare gli standard del Made in Italy.
Il compito del nuovo direttore creativo cinese è quindi ben complesso, poiché ha un archivio vasto ed una storia molto lunga da studiare. Questa FW 2020 si basa tutta sulla voglia di rivalsa ed il concept ruota attorno al significato di movimento e tribù, di come entrambe si intreccino e uniscano perfettamente, prendendo spunto dalle crew del passato che hanno adottato il marchio Tacchini nel corso degli anni. Slang di strada affiancato all’educazione borghese lasciano il posto alla logomania, al lettering e ai volumi in aumento in linea con le tendenze contemporanee.
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