È vero. Viviamo realtà in cui non siamo quasi più capaci di distinguere il genuino dal contraffatto, la verità dalla finzione. Accade però che Balenciaga crei un evento del tutto alienante, con un messaggio che arriva forte e chiaro al pubblico, e per un secondo riatterriamo sulla terra ferma.
Sto parlando della presentazione della collezione di Balenciaga SS22 diretta da Demna Gvasalia, direttore creativo del brand, che prende il titolo di ‘Clones’. Un titolo che rimanda immediatamente all’idea di identità e al tema del clonaggio.
“È uno show che non è mai accaduto” commenta Gvasalia ridendo “ma i vestiti sono reali, quelli sono stati fatti davvero”. Si, perché lo show è stato pensato come una sfilata ma senza alcun partecipante, solo cloni di Eliza Douglas, modella e artista, che sfilano su una versione robotizzata di La Vie en Rose di Edith Piaf.
E poi si riprende ancora una volta il tema dell’hacking tra Gucci e Balenciaga. Il brand fa proprio il monogram Gucci ma in un’altra versione, con la doppia B al posto della G rimarcando il tema della contraffazione a cui i brand sono sottoposti. E poi ancora l’estetica cyber-goth, gli abiti meta-referenziali, e ancora gli accenni a Vetements per le silhuette e i colori. Tutto questo è la SS22 Balenciaga. Ci si immerge totalmente in un universo mutante, in cui vediamo indossati cappotti a portafoglio arricchiti da spille da balia e orli sfilacciati, capi che fondono insieme trench classici e bomber reversibili, piumini e parka con colletti allungati e maniche accorciate, gonne in denim abbellite da borchie in metallo, tasche laterali e cinturini.
Una sfilata che possiamo definire quasi monotona, non nel senso negativo del termine. A tratti surreale. Demna Gvasalia ci mette davanti a un realtà, quella che viviamo tutti i giorni ma che siamo abituati a vedere attraverso un filtro. E quella stessa realtà che abbiamo davanti tutti i giorni a guardarla così mette quasi spavento.
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